Oggi vogliamo condividere con voi questa interessante intervista a
Derrick De Kerckhove, uno dei più famosi sociologi dell'ultimo decennio, allievo di
Marshall McLuhan.
L'invervista è stata fatta a Lugano, il 5 ottobre, durante la consegna del premio Mobius e tratta il tema della realtà aumentata:
"
Qualche anno fa l'ultima frontiera tecnologica sembrava dovesse essere la realtà virtuale.
L'augmented reality è un superamento di quella dimensione?
"
L'augmented reality, rispetto alla realtà virtuale è meno
specializzata, richiede meno attrezzatura e non ti lascia isolato dalla
realtà. La realtà virtuale era fondamentalmente la ricostruzione mentale
di uno spazio, oggi la realtà aumentata è un ibrido logico nella
maturazione della tecnologia. L'aura
di cui parlava Walter Benjamin
non è più un valore magico dato alla
cosa originale, quella dimensione è ora l'aumento cognitivo e
partecipativo che le opere d'arte, ad esempio, possono avere. Adesso,
abbiamo frigoriferi e cucine che parlano e credo sia stupendo. L'uso
dell'oggetto e il rapporto di conoscenza con esso ha la sua compresenza
in queste informazioni multimediali in più".
L'AR è una realtà consolidata in alcuni settori specialistici. Quanto manca prima che diventi un fenomeno di massa?
"L'uso nel settore medico è già ampissimo, come
nell'ingegneria. All'università di Napoli, presso la facoltà di
ingegneria, si creano modelli di vagoni di treni con la realtà aumentata
a partire da una modellizzazione che consente di vedere tutti i punti
forti e deboli del progetto. Ecco, l'ingegneria aumentata è qualcosa che
sono molto felice di avere. Un altro settore è certamente quello
dell'arte. Ad esempio, esiste la danza aumentata, dove i corpi vengono
'moltiplicati' in vari modi. C'è una ricchezza di informazioni
generalizzata che possiamo aggiungere alle nostre attività umane. La
realtà virtuale è superata:
Second Life serviva a esternalizzare il nostro immaginario. Era
qualcosa di abbastanza primitivo. La realtà virtuale ora è assorbita
dentro la realtà aumentata".
Come valuta
i Google Glass?
"Fino ad oggi non pensavo di investigare troppo i Google Glass.
Oggi però sono tentato, soprattutto per l'aspetto di condivisione
relativo al
lifelogging.
Ci sono ancora tre cose che devono avvenire, in relazione a questo
fenomeno: le riprese video devono essere realizzate dal punto di vista
dell'occhio, mentre il suono deve passare attraverso l'osso, perché non
voglio sentire la mia voce e, in futuro, se incontro una persona che mi
piace, potrò condividere quelli che ritengo, ad esempio, i momenti più
belli della mia vita".
Non pensa esistano dei rischi concreti per la privacy?
"Ragazzo, scusami, ma Zuckerberg l'ha detto chiaramente:
'Privacy is over'. Non voglio però essere troppo leggero con questa domanda. Sono nato in una cultura dove la
privacy contava molto. Ora, quando si impiega più tempo a
curare il profilo Facebook che a leggere, penso che ci sia uno
squilibrio tra la cultura del sé interiore e quella esterna. Il concetto
chiave è l'inconscio digitale, vale a dire tutto quello che si conosce
sul tuo conto senza che tu lo sappia. Con i Big Data e le menzogne dei
governi come Prism, non abbiamo difesa. Allora ribaltiamo il problema:
non parliamo più di privacy, parliamo di costruzione della personalità digitale
,
che parte dall'inconscio digitale. Bisogna avere la possibilità di
accedere questi dati: la giustizia non è il diritto all'oblio, che non è
possibile, la giustizia sarebbe poter accedere a tutti i dati sul
nostro conto, inclusi quelli medici e criminali. I dati sono nostri.
Anche Stefano Rodotà è d'accordo su questo punto. I Google Glass e i Big
Data aumentano questo rischio. Le persone non hanno ancora ansia nei
confronti di questo problema, ma l'interesse inizia a crescere. Il
fascismo digitale è una possibilità concreta sul piano politico e
potrebbe essere anche peggio del fascismo meccanico, che abbiamo
conosciuto in passato. Vengono fatti anche esperimenti sul controllo
della mente di un'altra persona attraverso la Rete. Questo è
pericoloso".
Siamo vittime di un information overload? Quali sono le
conseguenze dell'essere costantemente connessi tramite gli apparecchi
elettronici?
"Ci sono argomenti pro e argomenti contro. Penso che
l'esternalizzazione delle nostre funzioni cognitive esista veramente,
come quando scattiamo foto per 'vedere veramente' quello che abbiamo
davanti agli occhi. Lo facciamo tutti: invece di prendere appunti su
qualcosa, scattiamo una foto. C'è sicuramente una perdita da questo
punto di vista. Ho letto alcuni psicologi americani che hanno studiato a
lungo termine delle classi di scuola per vedere fino a che punto gli
studenti erano capaci di riconoscere e interpretare la fisionomia.
Sembra che effettivamente ci sia una perdita nell'interpretazione delle
espressioni del viso".
Marshall McLuhan diceva che i media erano estensioni del nostro corpo. Ora, sempre più spesso, indossiamo i gadget sul nostro corpo. Quanto è cambiato il nostro rapporto con la tecnologia e i media?
"Siamo già cambiati, e penso che il responsabile sia l'elettricità. McLuhan avrebbe detto che alla base di tutto c'è
la presa di potere dell'elettricità sul corpo e sulla mente
dell'uomo. La cultura è globalizzata ed è stata l'elettricità a
causarlo. La coesione sociale che ne scaturisce, grazie anche al Web
2.0, diventa a metà automatizzata, ma necessita di una nuova etica,
basata su principi di rappresentazione del sé e della società, di cui
abbiamo grande bisogno, ma che non è ancora maturata".
Ma McLuhan cosa avrebbe detto dei Google Glass?
"Marshall McLuhan diceva che dentro la tecnologia c'era il diavolo.
Era contro anche ala televisione. Lui era un uomo del libro e della
cultura alfabetica. L'ha detto nel 1962, il lo chiamo il 'decalogo di
McLuhan':
'Il prossimo medium, qualunque sarà, potrebbe essere l'estensione
della nostra coscienza. Comprenderà la televisione, come suo contenuto,
non per il suo ambiente e
trasformerà la televisione in una forma forma d'arte. Questo è YouTube. E ancora:
'Potrà essere un medium di comunicazione e ricerca' - Internet, anche se McLuhan è morto nell'80.
'Renderà obsolete le organizzazioni bibliotecarie', e questi
sono i tag. E, infine, per McLuhan, questo nuovo medium avrebbe
beneficiato del talento enciclopedico di tutti noi, il che è Wikipedia.
E, infine, era convinto avrebbe creato un nuova economia. Non era in
favore di tutto questo, pur avendolo capito già nel 1962"."
(Fonte Wired Italia)